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Birra artigianale: di cosa si tratta?

Pubblicato il: 03/09/2018 23:15:45 - Categorie: Categorie e caratteristiche delle birre

Occupandoci di vendita di birra artigianale online ci sembra doveroso precisare a cosa si riferisca questo termine.

In Italia il movimento artigianale, o craft per dirla all’inglese, nacque nel 1996 quando alcuni intraprendenti pionieri avviarono le loro produzioni creando alcune delle realtà ancora oggi sulla cresta dell’onda (pensiamo ad esempio a Baladin, Birrificio Italiano, Birrificio di Lambrate). 

Produrre e vendere birra artigianale non era cosa da poco e non solo perché i consumatori erano abituati ad un concetto di birra stereotipato: la normativa vigente all'epoca, infatti,  regolamentava le attività produttive industriali ma non contemplava la possibilità che un birrificio avesse dimensioni “micro” e, come si può ben immaginare, muoversi in un terreno inesplorato non fu semplice così come non furono brevi i tempi di aggiornamento della normativa.

Negli anni sono stati fatti decisi passi avanti per regolamentare il settore e una spinta importante è arrivata da Unionbirrai, l’associazione di categoria fondata proprio dai piccoli artigiani che per primi si cimentarono in questa impresa.

Solamente il 6 luglio 2016 sono stati tuttavia precisati i limiti entro i quali il prodotto può essere definito “birra artigianale”.

L’art. 35 della Legge 154 del 28 luglio 2016 va a modificare l’art.2 della legge 1354 del 16 agosto 1962 come segue:

Si definisce birra artigianale la birra prodotta da piccoli birrifici indipendenti e non sottoposta, durante la fase di produzione, a processi di pastorizzazione e microfiltrazione. Ai fini del presente comma si intende per piccolo birrificio indipendente un birrificio che sia legalmente ed economicamente indipendente da qualsiasi altro birrificio, che utilizzi impianti fisicamente distinti da quelli di qualsiasi altro birrificio, che non operi sotto licenza e la cui produzione annua non superi i 200mila ettolitri, includendo in questo quantitativo le quantità di prodotto per conto terzi.

Birra artigianale: quali sono gli aspetti principali?

  1. Prima di tutto si sottolinea come il birrificio debba essere indipendente, ossia:

    a. Essere indipendente da altri birrifici sia dal punto di vista legale che da quello economico;

    b. Utilizzare impianti diversi da quelli utilizzati da altri birrifici;

    c. Non operare a mezzo licenza;

    d. Avere una produzione annua non superiore a 200.000 ettolitri

  2. In seconda battuta si pone l’accento su di un aspetto legato al processo produttivo e, conseguentemente, ad alcune caratteristiche del prodotto: pastorizzazione e microfiltrazione sono vietate. Questi trattamenti, ampiamente utilizzati dell’industria per garantire una maggiore conservabilità e stabilità del prodotto, non sono compatibili con il concetto di artigianalità.

È opportuno fare una riflessione sul concetto di indipendenza.

Negli ultimi anni abbiamo assistito ad una serie di acquisizioni da parte dei più importanti gruppi industriali con la conseguenza che gli acquisiti, non più indipendenti legalmente ed economicamente, non possono più fregiarsi dello status di Birrificio Artigianale. Solo per fare tre esempi recenti possiamo citare i casi di Birra del Borgo, Birrificio del Ducato e Hibu, acquisiti rispettivamente da AB Inbev, Duvel-Moortgat e Heineken.

Questa nuova disciplina impatta anche sulle beerfirm, ossia quelle attività di vendita di birra a marchio proprio ma prodotta mediante impianti di terzi: non possono essere qualificate come birrifici (quindi nemmeno come birrifici artigianali) perché non hanno impianti di proprietà ma la loro birra può fregiarsi dell’aggettivo artigianale a condizione che venga prodotta in accordo ai requisiti della legge 154.

Il limite produttivo fissato a 200.000 ettolitri/anno, invece, non costituisce al momento un ostacolo: i più grandi birrifici artigianali italiani hanno una produzione annua di poche decine di migliaia di ettolitri.

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